domenica 18 novembre 2012

La festa della Madonna della Salute


La festa della Madonna della Salute riveste una particolare importanza per Venezia, e stupisce che, in un presente poco attento alle liturgie ecclesiastiche, il tributo di un’intera città, allargatosi via via nel corso degli anni a quella che ora, amministrativamente, si definirebbe “città metropolitana”, sia sempre devotamente sincero e sentito al punto da fare del 21 novembre di ogni anno un must nel calendario delle celebrazioni a carattere religioso.
Forse è il carattere di festa poco incline ai riti imposti, ma dalla forte caratterizzazione personale, un pellegrinaggio al tempio del Longhena che riveste le caratteristiche di una ‘transumanza’ religiosa verso la Mesopanditissa, l’icona bizantina della Madonna nera, in grado di fermare la terribile pestilenza e ridare una speranza di futuro a Venezia.
Ognuno affida le proprie attese di salute alla Madonna, ma in maniera poco teatrale, non vi è la spettacolarizzazione della malattia.


 La colonna degli infermi non si trova nella Basilica; c’è la consuetudine di andare a trovare almeno una volta l’anno, recando delle candele, in maniera piuttosto democratica, senza esagerare in ceri di foggia e costo esorbitante, una vecchia signora, carica d’anni e di virtù, come quelle Zie anziane che in occasione degli auguri di Natale potrebbero offrire del rosolio, servito in un vassoio con sopra un centrino ricamato...
Il contesto è fatto dal ponte di barche a unire le due sponde del Canal Grande, dal mercato dei palloncini gonfiabili nei pressi della Basilica, dai banchi che vendono i ceri da portare in dono, e dagli stand gastronomici, che nel corso degli anni hanno ampliato l’offerta con prodotti del Sud, pasta di mandorle, marzapane e canditi, ed ancora frittelle e crepes alla nutella; in fondo, a ben vedere, niente di tipico.
La tradizione nel secolo scorso prescriveva per il 21 novembre cioccolata calda con panna e baicoli, prima uscita stagionale con pelliccia delle signore e conseguente passeggiata fino a San Marco, post Madonna.
 Ora il clima mutato, gli animalisti in agguato e la globalizzazione del pistacchio hanno imposto nuovi standard alla festa, di cui rimane il carattere religioso, ma poco del rito veneziano, ovvero a forte caratterizzazione laica, poco propensa alle declinazioni dei baciatori di pile professionisti.


 Rimane ancora in auge in città il menù della Salute, che prevede un piatto duro, molto robusto di sapore, che o incontra o divide: la castradina s’ciavona, un piatto evocativo delle terre perdute d’oltremare.
Carne di montone castrato che si accompagna con le verze, piatto digeribile con i buoni uffici della Mesopanditissa evidentemente, che rispetta a pieno la tradizione.
Molto più affrontabili sono le leccornie come il croccante o le mandorle o nocciole tostate che straboccano dai cesti delle bancarelle.
Non è dato sapere il 22 novembre quanti prendano appuntamento dal dentista per rifare le otturazioni saltate causa frutta secca caramellata, ma è un rischio che vale la pena correre, trattandosi di dolciumi consumati in zona ad ampia copertura sacra.
Nell’abitudine di convivere con la Basilica, spesso i veneziani scordano di pensare al ‘miracolo’ architettonico che fu compiuto nell’erigere un simile monumento, che rappresenta un esempio di bellezza ed armonia quasi senza pari. Baldassarre Longhena sembra abbia tratto l’ispirazione per il progetto della chiesa dall’immagine del Tempio di Venere Physizoa descritta nell’opera Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, un chiaro riferimento ad un legame tra madre pagana e cristiana, una sorta di protocristianesimo ideale. Ma questa è un’altra storia...

 Festa della Madonna della Salute 21 novembre Venezia

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